ll cuore,
come tutte le componenti del nostro corpo, ha la necessità di
carburante per
essere vitale e svolgere il suo compito. Questo carburante è una
miscela di
sostanze, come lo zucchero e i grassi, e di un gas indispensabile per
ogni
organismo vivente: l’ossigeno.
Queste
sostanze vengono fornite ai tessuti dalla circolazione del sangue, cioè
da
tutti i vasi sanguigni che penetrano all’interno degli organi e
tessuti:
arterie, arteriole, capillari arteriosi .
Le sostanze di scarto del metabolismo dei tessuti vengono portate via, per venir eliminate da fegato e reni, da altri vasi sanguigni: capillari venosi, venule, vene.
In
particolare, nel cuore, la circolazione arteriosa e venosa è costituita
dalle
arterie e vene coronariche (figura 6a). Queste sono composte da una
componente
chiaramente visibile sulla superficie del cuore (vasi epicardici) e da
vasi di
diametro sempre più sottile, che penetrano all’interno del muscolo
cardiaco
fino a circondare tutte le minuscole fibre contrattili. L’albero
coronarico
sulla superficie del cuore era già stato individuato e accuratamente
descritto
da Leonardo da Vinci (figura 6b).
Finché
questa circolazione è sgombra da ostacoli (figura 7-a), il cuore non
presenta
problemi di rifornimento di carburante. Purtroppo, esistono situazioni
che
possono determinare ostacoli a questa circolazione.
Nella gran
parte dei casi, i problemi sono causati dalla formazione e crescita di
accumuli
(placche) di grasso (colesterolo) che progressivamente ostruiscono il
flusso di
sangue (figura 7-b) nei vasi arteriosi cardiaci (arteriosclerosi).
Questa
riduzione del flusso di sangue determina una sofferenza del muscolo
(ischemia)
che, non avendo a disposizione il carburante necessario per la sua
normale
attività, si contrae progressivamente in modo meno efficace.
Progredendo
la crescita della placca di colesterolo, si può manifestare
improvvisamente la
rottura della sua superficie (figura 7-c), provocando la reazione
dell’organismo che determina la formazione di un coagulo sulla sua
superficie
(figura 7-d). Questo coagulo,
normale meccanismo di difesa del nostro
organismo, in questo caso provoca la chiusura del vaso arterioso
coronarico: è
l’infarto miocardio acuto.
A questo
punto, l’area di muscolo cardiaco nutrita da quel ramo arterioso
coronarico
muore, essendo privata delle sostanze indispensabili per la sua
sopravvivenza,
e quest’area può essere più o meno grande a seconda dell’importanza del
ramo
coronarico che si occlude (figura 8a).
Tornando
all’insufficienza mitralica, fra le sue cause, vi è la sofferenza del
muscolo
cardiaco legato all’ischemia, fino all’infarto miocardio.
L’ischemia di particolari aree del muscolo cardiaco, che coinvolgono la base dei muscoli papillari, possono determinare, in momenti di stress, una alterata contrazione di questa area, che provoca un ridotto movimento di chiusura dei lembi della valvola mitrale e, quindi, un’insufficienza mitralica variabile.
Se si arriva all’infarto miocardio di quest’area, il tessuto muore e non può più contrarsi del tutto (figura 8b).
Il complesso parete ventricolare-muscolo papillare-corde tendinee-lembi-anulus mitralico non può più compiere il suo movimento coordinato, che determina la chiusura della valvola mitrale. A questo punto, l’insufficienza mitralica è stabile (cronica) e di grado variabile a seconda della estensione dell’infarto e delle sue conseguenze. |